lunedì 21 maggio 2012

MINI POLPURGER ANTISVIZZERA
(o di come riscattare i traumi infantili)


...io non mangio carne.
Non certo per qualche convinzione etico ambientale - certe scelte richiedono un ordine mentale di cui sono del tutto sprovvista - ma piuttosto per un'innata idiosincrasia, rafforzata dai famosi traumi infantili che tutti noi abbiamo, in misura più o meno drammatica. 
Della carne detesto odore, sapore e consistenza. A questo aggiungete il ricordo di me a quattro anni, seduta sulla poltrona del salotto per un intero pomeriggio, con una palla gommosa di carne biascicata in una guancia: ...e non ti muovi finché non finisci la svizzera. 
La svizzera! Incubo puzzolente della mia infanzia! Lurida suola di scarpa al sapor di tristezza! Spauracchio di gioventù, indicibile orrore, spina nel fianco d'ogni ritorno da scuola!
...quindi, ecco.
Non mangio carne.
Ciò non toglie che la mia prole debba farne un consumo regolare e attento, mio malgrado. Da qui la mia quotidiana battaglia per rendere questo alimento quanto di più lontano si possa immaginare da quella svizzera: non ho tuttora la più pallida idea di come si suddivida una mucca, di come si chiamino i tagli migliori, figurarsi di come trattare le varie sezioni di quella robaccia cruda. In compenso ho poche certezze ma molto salde, che mi consentono di allestire ricette saporite, nutrienti e assai carnose. Roba che le assaggio anch'io, per dire.

lunedì 7 maggio 2012

AMERICAN PIE
(o di piccole divinità compatibili)


...sono stata negli Stati Uniti molte volte. 
Li ho girati in lungo e in largo, in ogni stagione e con ogni mezzo possibile. 
L'ultima volta, poi, l'ho fatto con Giulia in pancia: alla faccia del terrorismo familiare e delle previsioni di irripetibili catastrofi ginecologiche, me la sono scarrozzata in giro per New York city - ben protetta dal florido pancione dei sei mesi - approfittandone per saccheggiare assurde boutique per bambini, svuotare enormi scaffali di giocattoli e divorare vagonate di dolci americani nelle ben note porzioni da cavallo.
La cucina americana è aberrante.
Non c'è un solo piatto che risponda alle regole auree della nostra cucina mediterranea, nulla che nemmeno si avvicini all'idea di bello che permea il nostro gusto e fa sì che ogni sapore sia declinato con saggezza e pazienza. 
Sono delle bestie. Servono spaghetti in lattina con sugo di ketchup, usano lo sciroppo di ciliegia come additivo alla coca-cola, consumano un raccapricciante simil-ragù di ciccioli di porco sorseggiando cappuccino. Le porzioni sono sconfortanti. Tutti mangiano tutto, moltissimo, in continuazione. 
Nelle regioni più interne capita di vedere bambini che galleggiano sopra i tavoli come palloni aerostatici, mentre un paio di genitori imbecilli ed enormi li ingozza dal basso d'ogni varietà di caloria. La più infima.
Gli americani sono grassi. Grassissimi.
Sono dozzinali, privi di gusto, ossessivi, gastronevrotici.

venerdì 4 maggio 2012

DI VERDURE IN INCOGNITO, DI POLPETTONI, DI TRADIZIONE.


° il polpettone a Sčiattamàiu °


Giulia ha l'allegra abitudine di sbranare senza ritegno qualunque cosa le si presenti con un minimo di grazia. 
Verdure comprese, broccoli inclusi. 
L'unica volta che ha delicatamente reclinato una mia proposta culinaria, sputandomela in faccia a spruzzo con un'espressione meravigliosa alla Chaplin, è stato per via di certe orribili polpette di carne di cavallo, come darle torto: ti fanno una testa così, i pediatri. 
La carne di cavallo fa schifo, non c'è modo legale di renderla appetibile, quindi lasciate perdere da subito.
Insomma, sono fortunata. La piccola tritarifiuti mangia verdure come se piovesse. 
Ma normalmente, perché i piccoli si decidano ad ingurgitare la sospirata razione giornaliera di vitamine, tocca passarle in incognito usando i trucchi più biechi, nella speranza di non essere sgamate. 
Mi prudono le mani dalla voglia di disegnare un broccolo in missione segreta, ma sono afflitta da un rigoglioso orzaiolo bilaterale che mi fa sembrare Diego Rivera, e per qualche giorno dovrete fare a meno delle mie vignette cretine. Dicevo: per imboscare l'ortaggio, tolta la facile via del fritto (ché fritta, diceva mia nonna, mangeresti anche una suola di scarpa), non ci rimane che tentare con polpette e polpettoni.